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SECONDA PARTE - Olfatto e memoria: esiste un legame precoce? Quali funzioni supporta?

Aggiornamento: 9 apr 2019


Nella corteccia orbito-frontale l'area correlata all'olfatto sembra occuparsi del riconoscimento degli stimoli, mentre le aree correlate all'ippocampo sembrano riguardare la memoria spaziale e alcune funzioni relazionali, (6).

Anatomicamente dal bulbo olfattivo, (dove i recettori chimici rilevano gli odori ambientali),

i segnali olfattivi vengono inviati attraverso il tratto olfattivo laterale alla corteccia piriforme, che costituisce la corteccia olfattiva primaria.

Dalla corteccia piriforme, il sistema si biforca per trasmettere informazioni sia all'ipotalamo laterale che al talamo mediale dorsale.

Un livello finale di convergenza arriva nella corteccia orbitofrontale (OFC), dove le sensazioni gustative e olfattive della lingua e del naso creano percezioni unificate del sapore.

Come la corteccia olfattiva, anche altre strutture sono innervate dai bulbi olfattivi incluso l'ippocampo, che è coinvolto nella memoria.

Nella vita di un adulto i segnali olfattivi sono onnipresenti e influenzano i processi cognitivi.

Studi sui possibili effetti degli odori sulla cognizione hanno dimostrato che gli odori possono influenzare, l'aspetto comportamentale dei consumatori quando fanno la spesa (7), o i giudizi sulla qualità del prodotto (8), o gli effetti dei comportamenti inconsci provocati da diverse profumazioni di detergenti, (9).

Le classificazioni degli odori nel 18 ° secolo erano definite da piacevole, (Odores suaveolentes o Odores fragrantes), a sgradevole, (Odores foetores o Odores nausei), (10).


Questa classificazione può sembrare semplice, ma ancora, nel 21 ° secolo dopo la scoperta dei recettori olfattivi, non c'è accordo su una classificazione degli odori.

Molti di noi possono essere d'accordo sul fatto che i materiali in decomposizione, le feci, odori pungenti o irritanti, cibo avariati e fughe di gas provocano in noi una reazione di repulsione.

Se ad esempio veniamo a contatto con una sostanza chimica come l'acido isovalerico, possiamo definire quest'esperienza olfattiva disgustosa quanto l'odore di un calzino usato troppo, mentre la stessa sostanza è ritenuta come una caratteristica peculiare e se ben bilanciata, gradevole, nel caso in cui dovessimo riscontrarla nelle esalazioni di un formaggio maturo.

Lo stesso vale per l'urina del del gatto, che produce in noi un senso di disgusto, ma che rappresenta una caratteristica peculiare e apprezzata dei vini Sauvignon della zona del Collio. Se la ritrovassimo vicina ad un impianto industriale , giudicheremmo quell'odore molto sgradevole mentre i lavoratori di quell'impianto, percependo uno stipendio grazie all'esistenza di quell'impianto, tendono ad esprimere un'opinione più morbida in merito. D'altra parte, nel gene del recettore olfattivo il polimorfismo è così grande che può dare origine a valutazioni molto diverse, (11).

L'olfatto è implicato in funzioni vitali come l'alimentazione, la vita sociale, la riproduzione e la valutazione ambientale. Cattivi odori potrebbero ricordare il cibo avariato, o persone afflitte da malattie, uno stato non riproduttivo o minacce ambientali, sia per una conoscenza appresa che innata.

In medicina, dopo essere stato dimenticato da anni, sembra che la diagnostica olfattiva sia tornata ad essere praticata , grazie a nuovi potenti strumenti analitici, (12, 13).


I mammiferi rispondono prontamente a una varietà di odori associato ai predatori.

Il comportamento di paura indotto dall'odore del predatore indica un ruolo modulatorio dell'amigdala mediale.

I predatori vivi sono innati induttori della paura, e quindi sono modelli di paura semplificati rispetto alla paura condizionata perché non è necessario alcun apprendimento.

Gli odori dei predatori sono modelli ancora più semplici perché l'odore limita principalmente i sistemi sensoriali coinvolti nell'olfatto.

Gli odori emessi dai predatori come quelli derivati dalle secrezioni corporee (ad es. urine e feci), innescano comportamenti di paura innata nella preda.


Aspetti motivazionali degli odori si generano nell'ipotalamo, derivanti da input dall'amigdala e dal mesencefalo.

La maggiore attivazione prodotta da odori sgradevoli riflette la forza della risposta emotiva piuttosto che l'intensità sensoriale.

Ciò è coerente con l'ipotesi che l'amigdala media sia le emozioni negative che quelle positive e che le differenze nell'attività di quest'area derivino dall'intensità dell'emozione indotta, (14). In particolare secondo Zald,(15), l'amigdala si attiva durante l'esposizione a stimoli avversi attraverso molteplici modalità sensoriali ma risponde anche a stimoli con valenza positiva, ma queste risposte sono meno coerenti di quelle indotte da stimoli avversi. Le risposte dell'amigdala sono modulate dal livello di eccitazione e/o dal valore motivazionale degli stimoli, ma sono soggette a rapida assuefazione.

Gli stimoli emotivamente valutati non hanno bisogno di raggiungere la consapevolezza cosciente per impegnarsi nell'elaborazione dell'amigdala.

Infine, l'attivazione dell'amigdala è associata alla modulazione della prontezza motoria, delle funzioni autonome e dei processi cognitivi inclusa l'attenzione e la memoria.

Queste evidenze ci fanno capire quanto sia importante la funzione regolatoria dell'amigdala e come l'olfatto stabilisca importanti rapporti con essa attivando non solo le funzioni autonome dei processi cognitivi, la competenza emotiva ma anche la "readiness" motoria.




Dr. Enrico Antonucci Ferrara - Tutti i diritti riservati - Patamu 2019



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BIBLIOGRAFIA



6)Zald, D. H., Kim, S. W.(1996). Anatomy and function of the orbital frontal cortex, I: anatomy, neurocircuitry, and obsessive-compulsive disorder. J Neuropsychiatry Clin Neurosci, 8, 12538.

7) Chebat, J.C. Michon, R. (2003) “Impact of ambient odors on mall shoppers’ emotions, cognition, and spending - A test of competitive causal theories”, J. of Bus. Res., Vol. 56, pp. 529-539.


8)Bone, P.F., Jantrania, S. Olfaction as a Cue for Product Quality. Marketing Letters (1992) 3: 289.


9)Holland, R. W., Hendriks, M., & Aarts, H. (2005). Smells like clean spirit: unconscious effects of scent on cognition and behavior. Psychological Science, 16, 689-693.


10) Dubois, D. (2006) Des catégories d’odorants à la sémantique des odeurs. Terrain 47, 89–106.


11)Menashe, I., Abaffy, T., Hasin, Y., Goshen, S., Yahalom, V., Luetje, C.W. and Lancet, D. (2007) Genetic elucidation of human hyperosmia to isovaleric acid. PLoS Biology 5, 2462–2468. DOI: 10.1371/journal.pbio.0050284.


12)Prugnolle, F., Lefèvre, T., Renaud, F., Møller, A.P., Misse, D.and Thomas, F. (2009) Infection and body odours:evolutionary and medical perspectives. Infection,Genetics and Evolution 9, 1006–1009. DOI: 10.1016/j.


13)Kim, K.-H., Jahan, S.A. and Kabir, E. (2012) A review of breath analysis for diagnosis of human health. Trends in Analytical Chemistry 33, 1–8. DOI: 10.1016/j.trac.2011.09.013.


14)Rolls T. The Brain and Emotion. Oxford University Press, 1999.ISBN 0198524641.


15)Zald DH. The human amygdala and the emotional evaluation of sensory stimuli. Brain Res Brain Res Rev. 2003 Jan;41(1):88-123.








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