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ADULTI

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STATO ANSIOSO GENERALIZZATO E INCAPACITA' DI PRENDERE DECISIONI

Secondo Melanie Klein, l’ansia nasce dall’esigenza di tenere al di fuori della coscienza pensieri e ricordi negativi, legati al periodo dell'infanzia, (10).
L'incapacità di gestire le situazioni impreviste o associate a ricordi, anche infantili, (per esempio, la paura del dentista), di paure scaturite dal dolore fisico, o dalla convinzione di non essere in grado di affrontare determinate situazioni, ingigantendole, sono manifestazioni correlabili all'ansia.

L'ansia viene spesso confusa con la paura. Il sistema della paura secondo Panksepp, (11),  ci permette di anticipare le situazioni soggette a pericolo o al dolore fisico e morale. 
In tutti i mammiferi il sistema della paura può trasformarsi creando comportamenti cronici di ansia, evitamento, congelamento e fuga.

Dal punto di vista comportamentale, alcuni soggetti possono presentare sia comportamenti non adattivi, di fuga o evitamento della fonte dell'ansia. 

L'ansia risulta fortemente presente nei soggetti con una personalità debole, più vulnerabili agli stimoli ambientali o più inclini ad assecondare il volere degli altri.

In questo modo si diventa incapaci di operare delle scelte che scaturiscano dalle proprie convinzioni innescando un circolo vizioso legato all'insicurezza esistenziale percepita come un problema e non come un opportunità di scoperta e di comprensione del mondo o di raggiungimento di obiettivi mirati per una sana crescita personale. Questo status determina una sorta di gabbia comportamentale che puo' condizionare l'intera esistenza del soggetto che ne è portatore.

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Anche se supportato da rassicurazioni, tenderà a metterle continuamente in discussione, senza riuscire a superare i problemi in modo definitivo.
Blomberg sostiene che questa tipologia comportamentale possa essere influenzata dall'immaturità del sistema limbico, motivata dalla persistenza di due riflessi primitivi: il riflesso della paura paralizzante e il riflesso di Moro. In particolare sostiene che: "Certi bambini possono sviluppare un'inabilità ad essere assertivi destinata a durare tutta la vita: quando diventano più grandi gli puo' risultare difficile dire di no e talvolta hanno un bisogno compulsivo di compiacere gli altri.", (12).

REAZIONI IMPULSIVE E "ROAD RAGE"

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Il comportamento aggressivo nel traffico è un fenomeno molto diffuso. Fino al 90% della popolazione è coinvolta in forme lievi come gridare o gesticolare, (13).

La rabbia improvvisa e le reazioni esagerate rispetto allo stimolo ricevuto sono un problema legato ad uno scarso sviluppo delle funzioni esecutive. E' spesso associato ad eccessi comportamentali e a volte all'uso di sostanze che producono stati di dipendenza. 
La rabbia scaricata al volante è una forma particolare di impulsività che si sviluppa all'interno dell'abitacolo. A volte è foriera di reazioni violente generalmente verbali, e a volte anche fisiche. 

Anche questo comportamento è legato ad una disorganizzazione sensoriale spesso prodotta da molteplici fattori concomitanti. L'improvvisa reazione di paura legata ad un pericolo stradale imminente o al suono di un clackson inatteso sono in grado di far scattare meccanismi di sopravvivenza in soggetti privi di un'adeguata autoregolazione. 
Ledoux, (14), sostiene che in funzione di uno stimolo, (una frenata o un incidente stradale per esempio), il cervello risponde attraverso una via “alta”, corticale (più lenta e che implica consapevolezza), o una via “bassa”, sottocorticale (più veloce ed inconsapevole).

La strada alta porta dal talamo sensoriale alla corteccia sensoriale (qui lo stimolo viene elaborato) e poi all’amigdala.

La strada bassa invece porta direttamente le informazioni dal talamo sensoriale all’amigdala. La strada bassa, essendo più veloce, prevale su quella alta: questo implica che la paura può non passare per la corteccia e quindi per l’elaborazione cosciente.

Questo spiegherebbe perché molti pazienti fobici, consapevoli di essere vittime di una paura irrazionale non riescono a calmarsi.

Secondo Ledoux, (15), nella paura è fondamentale il ruolo dell’amigdala, (e non di tutto il circuito limbico, come si pensava precedentemente: il circuito limbico, ed in particolare l’ippocampo, svolgono un ruolo importante nella memoria).

A conferma di ciò le ricerche più recenti hanno dimostrato che negli esseri umani la stimolazione dell’amigdala comporta sensazioni di paura e di pericolo imminente e che senza amigdala non c’è percezione della paura.

PROCESSAZIONE UDITIVA BLOCCATA O ALTERATA

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Se i centri inferiori del cervello non sono completamente maturati, può accadere che si ascoltino le parole senza riuscire ad elaborarle o senza capirne il vero significato o il messaggio nascosto tra le righe. 
Spesso un tale comportamento può diventare pericoloso perchè si puo' essere portati a mal interpretare il "verbale" in funzione di un atteggiamento non verbale ambiguo o che il soggetto in questione decodifica in modo erroneo.
Per esempio, un' affermazione come: "Ma vai a casa....che fa freddo", in certi contesti potrebbe essere recepita come un offesa già dopo l'ascolto del "Ma vai  a casa..." , determinando la perdita  uditiva della parte successiva della frase. Si parla di APD o CAPD, ( Central Auditory Processing Disorder), cioè di un disturbo periferico o centrale della processazione uditiva, (16),  molto diffuso, dall'infanzia all'età senile e spesso presente in modo transitorio.

Almeno il 10% delle persone che presentano difficoltà uditive possiede soglie uditive normali. Questi casi sono classificati clinicamente come Sindrome di King-Kopetzky (KKS), (17, 18, 19)Oscura disfunzione uditiva (OAD) o per l'appunto, Disturbo dell'elaborazione uditiva (APD), (20).

La CAPD puo' affliggere persone con difficoltà di ascolto e di apprendimento con lesioni neurologiche oltre la coclea, (21), persone con lesioni cerebrali traumatiche (TBI),  a causa di esplosioni, incidenti automobilistici, ictus, commozioni cerebrali associate a sport o incidenti o malattie neurologiche, (22, 23, 24, 25). 

La CAPD è identificata anche in bambini che hanno difficoltà di ascolto, lettura, apprendimento e difficoltà linguistiche in assenza di una di una patologia centrale correlata, (26,27,28,29,30).

I bambini con difficoltà di ascolto presentano frequentemente anche difficoltà di apprendimento, e comorbidità con ADHD, e con problemi di lettura e di linguaggio, (31, 32, 33, 34). Queste comorbidità sono riconducibili a interazioni tra i sistemi sensoriali e cognitivi, ( 35, 36, 37). Molti adulti, crescendo, hanno sviluppato molteplici strategie compensatorie per ovviare al problema, che nasce nel corso della prima infanzia e sono inconsapevoli di essere portatori di un tale disturbo, fino a che qualcuno non glielo fa notare.

INTERRUZIONI FREQUENTI E SOVRAPPOSIZIONI NEI DISCORSI. INCAPACITA' DI RISPETTARE IL PROPRIO TURNO E LE REGOLE SOCIALI DELLA CONVERSAZIONE.

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Un altro possibile eccesso puo' essere causato dall'ansia di dimenticare o di non poter esprimere il proprio punto di vista, o di non poter dominare un discorso con la propria opinione. Si tratta di persone che "parlano sopra" a chi sta parlando, senza attendere una pausa del l' interlocutore o una finestra di opportunità per poter esprimere il proprio parere. 
E' un comportamento impulsivo privo di un adeguato controllo autoregolativo e che spesso emerge in persone che hanno bevuto troppo, (perdita delle inibizioni), ma soprattutto è una modalità comportamentale tipica dei bambini in età prescolare, (38). Si tratta di comportamenti che vengono contemplati dal Disturbo della Comunicazione Sociale (SCD), che rende difficile la comunicazione con gli altri in situazioni sociali. Questa condizione è apparsa per la prima volta nel Manuale diagnostico e statistico (DSM-V) nel 2013, (39); in precedenza, le persone che manifestavano i sintomi erano comunemente diagnosticate nello spettro autistico.

La "Comunicazione sociale" comprende anche la cognizione sociale, la pragmatica, la comunicazione non verbale e l'elaborazione del linguaggio.

Tra gli aspetti principali che caratterizzano i soggetti  affetti dal disturbo possiamo ricordare:

-Rispondere alle domande in modo coerente e costante 
-Usare i gesti (come indicare per es.)
-Rispettare il proprio turno nel dialogo o nel gioco
-Parlare delle proprie emozioni e dei sentimenti
-Attenersi al tema di un discorso, di un componimento, etc.
-Regolare il volume della voce, (parlare a basso volume al cinema)
-Fare domande pertinenti o rispondere con idee correlate durante la conversazione
-Usare le parole per una varietà di scopi, (pragmatica),  come salutare le persone, fare commenti, fare domande, fare promesse, dare del tu o del Lei, o parlare in modo diverso

a seconda che ci si rivolga agli adulti o ai bambini.
-Fare e mantenere le amicizie.


Il disturbo della comunicazione sociale può portare a problemi di vasta portata, tra cui la difficoltà a partecipare a contesti sociali, lo sviluppo di relazioni tra pari, il raggiungimento del successo accademico e il successo nel lavoro.

DOMANDE CONTINUE E SCARSO ASCOLTO DELLE RISPOSTE

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Se il mesencefalo non è completamente sviluppato, le persone non elaborano i discorsi in ascolto alla velocità di ricezione. Porre domande interrompendo il discorso di un oratore consente di interrompere il flusso di informazioni che il soggetto elaborante non è più in grado di processare. Se da una parte questo passa inosservato ai più, perchè sembra essere una richiesta di approfondimento, è invece spesso una manifestazione di immaturità corticale e di scarsa autoregolazione. 

Normalmente le persone invece attendono di sentire l'intero discorso per porre al termine i propri quesiti. Quando le domande vengono poste per ottenere una pausa, è facile che le risposte non ricevano l'ascolto da parte del richiedente, al punto da sentirgli riproporre in seguito, anche più volte, la stessa domanda. La perdita del focus attentivo è cruciale, ma anche l'interazione tra l'udito e la vista nel riconoscimento di una parola o di un singolo fonema. Il riconoscimento linguistico è un processo multimodale, che coinvolge informazioni da più fonti sensoriali, e l'effetto McGurk), (40), è un ottimo strumento per studiare l'integrazione multisensoriale nella percezione del parlato, (41).

INFLESSIBILITÀ E PERFEZIONISMO

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Sono due facce della stessa medaglia. Il cambiamento impone la capacità, maturata nel tempo di uscire senza problemi dalla propria "comfort zone".

La comfort zone può anche essere una zona franca dove il soggetto "allinea" in bell'ordine o cataloga oggetti con un criterio che tende a costruire un ordine prioritario rassicurante. 
La resistenza al cambiamento può spingere a manifestare comportamenti di procrastinazione, (42), e diventare un problema importante nella vita di molte persone.
A volte si può sconfinare in comportamenti ossessivi. In ogni caso, anche questo aspetto comportamentale puo' scatenare reazioni socialmente inappropriate dovute alla paura.

Spesso questi soggetti non hanno integrato il riflesso di Moro o il riflesso della paura paralizzante o entrambi.

La paura di perdere i propri punti di riferimento può anche trovare spiegazione nella scarsa capacità di percepire l'ambiente circostante. Un deficit visuospaziale può anche trasformarsi nella vita adulta in un deficit organizzativo e adattivo.  

TUNNEL VISION E SCARSO CONTATTO VISIVO

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Non vediamo le cose come sono, vediamo le cose come siamo

“We do not see things as they are, we see things as we are.”

 

Anais Nin.Seduction of Minotaur. Denver: Alan Swallow, 1961.

Quando il ponte non ha raggiunto un livello adeguato di maturazione funzionale, si puo' manifestare una visione periferica ridotta. Allo stesso modo, questa modalità visiva "superficiale",  può trasferirsi in senso lato, alla visione della vita, che risulta limitata, ristretta ad un ambito molto circoscritto, con la paura di vedere cosa c'è "oltre".

Il fenomeno della TUNNEL VISION, (43),  viene descritta come  una severa riduzione del campo visivo, la cui causa è spesso dovuta alla presenza della retinite pigmentosa, e può promuovere sintomi riconducibili alla depressione e una bassa autostima, (44).

Il fenomeno della Tunnel Vision si verifica anche se il mesencefalo non si è sviluppato adeguatamente, o in condizioni di stress. Ma c'è di più.

Bisogna considerare che una visione periferica ridotta produce un impegno sensoriale maggiore che corrisponde ad un consumo energetico maggiore.

Si incontra difficoltà nel vedere il "quadro generale" di una situazione.

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Questo determina la manifestazione di fenomeni disattentivi che spesso generano un attenzione concentrata sui dettagli , e si produce un considerevole dispendio energetico. 

In condizioni dietetiche normali, il glucosio è l'unico substrato energetico per il sistema nervoso centrale, (45 ). che è il maggior consumatore di glucosio dell'intero organismo, (su base giornaliera, circa 104 grammi al giorno), (46, 47). Questo giustifica la perdita di lucidità e l'incapacità attentiva di concentrarsi sul focus principale.

I primati si affidano al rilevamento di oggetti al di sotto del livello degli occhi, cioè, che si trovano prevalentemente nella parte inferiore del loro campo visivo. In condizioni di visione di tutti i giorni , gli oggetti vengono manipolati senza sforzo dalla visione periferica senza fissazione, ad esempio cambiando una marcia mentre si guida o raggiungendo un bicchiere di vino durante una conversazione, (48, 49). 

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Questa fluidità multisensoriale è propria di un funzionamento naturale e corretto, ed è più rapida, più efficace e meno dispendiosa dal punto di vista energetico. 

Allo stesso modo esiste un'altra diffusa modalità relazionale e visiva simile alla precedente che si manifesta con uno sguardo scollegato da quello che dovrebbe essere il focus attentivo, (per esempio, il viso di chi sta parlando).

La mancanza del contatto visivo puo' dipendere da difetti del sistema vestibolare o del cervelletto che comportano difficoltà nel controllo della direzione dello sguardo, in risposta ai cambiamenti ambientali. 

Il nostro cervelletto è una delle più antiche regioni cerebrali e si è perfezionato nel corso dei milioni di anni trascorsi, attraverso la capacità di affinare un bersaglio e di focalizzare lo sguardo per identificare la preda nella caccia, necessaria per la sopravvivenza.

Il cervelletto è l'area cerebrale che ci consente di calciare una palla, di colpire una pallina da tennis, di tirare un pallone da basket.

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E' una regione cerebrale primordiale e intuitiva che consentiva ai primi uomini di raggiungere 

le prede in movimento con il lancio di un arma da taglio.
Per millenni, entrambi gli emisferi del cervelletto si sono evoluti per consentire performances di questo tipo sempre più affinate. Il cervelletto rende possibile correre e fissare con gli occhi un bersaglio in movimento. Quando spostiamo la direzione del nostro sguardo, i movimenti della testa e degli occhi sono automaticamente coordinati l'uno con l'altro tramite il riflesso vestibolo-oculare (VOR) che fa parte del sistema vestibolare che è collegato al cervelletto.

Il VOR è un movimento oculare riflesso che stabilizza le immagini sulla retina durante i movimenti della testa producendo automaticamente un movimento oculare nella direzione opposta del movimento della testa.

Il sistema vestibolare e il cervelletto sono responsabili del mantenimento dell'equilibrio, della propriocezione e della postura.

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Le persone che mostrano difetti nel sistema vestibolare o nel cervelletto hanno un'incredibile difficoltà a controllare la direzione dello sguardo in risposta ai cambiamenti ambientali, (spettro autistico).  

Il controllo dello spostamento dello sguardo può essere migliorato con un allenamento  basato su movimenti della testa attivi, (50).

I movimenti della testa forniscono il feedback vestibolare che genera i messaggi di errore senso-motorio,  che sono alla base della capacità di migliorare la coordinazione dell'occhio e i movimenti della testa. Invece di cercare di mantenere la testa ferma, si può utilizzare un training, (come  STI.M.A Training©), che aiuti a muovere attivamente la testa, mentre si sposta lo sguardo.

Ma il successo della comunicazione visiva interpersonale dipende in larga misura dallo scambio di informazioni non verbali, (51).


Ogni volta che guardiamo una volto gli occhi sono l'obiettivo primario e più coerente della nostra attenzione visiva. Un netto aumento delle fissazioni del viso si verifica tra la quinta e la settima settimana. La conversazione produce un'intensificazione dell'osservazione nella zona degli occhi. (52). Lo sguardo rimane un sistema cruciale per la comprensione degli altri ed è necessario per lo sviluppo di una varietà di funzioni sociali e cognitive, (53).

Svolge un ruolo significativo nella regolazione della distanza interpersonale, (prossemica, vedi sopra),  e influenza la nostra percezione, (54). Le funzioni comportamentali e i meccanismi neurali del comportamento dello sguardo sono di grande interesse ad una vasta gamma di discipline che comprendono il sociale, la psicologia, la linguistica, l'interazione uomo-macchina. 

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Lo sguardo reciproco illustra una caratteristica fondamentale dello sguardo sociale, cioè la percezione e l'azione sono accoppiate nei singoli atti del  guardare, (55).

Lo sguardo reciproco ha un profondo impatto sulla cognizione e sulle emozioni per tutta la vita, un fenomeno denominato "effetto contatto visivo", (56).

E' stato dimostrato che visualizzando un volto con lo sguardo diretto si memorizzano meglio i volti rispetto allo sguardo distolto, (57). Lo sguardo diretto accelera anche l'identificazione dei volti e le espressioni facciali, (58), ha un effetto positivo sul nostro giudizio sull'attrattiva e sulla simpatia degli altri, fin da bambini,(59), se lo sviluppo neurologico è stato normale, e la probabilità di vedere oggetti associati a loro, (60).

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Soprattutto, uno sguardo iniziale verso qualcuno aumenta la probabilità di una conversazione conseguente e diminuisce l'incidenza dell'assenza di una conversazione, (61). L'effetto 'contatto visivo' è determinato da una via sottocorticale tramite l'amigdala e le aree visive di basso livello, tra cui il collicolo superiore e il pulvinar. Recenti prove hanno dimostrato che, in effetti, l'amigdala è rilevante per l'elaborazione precoce (170 ms) di contenuto emotivo di socio-comunicativo segnali, mentre i segnali di direzione dello sguardo sono stati combinati a circa 190 ms nella corteccia parietale e motoria, quindi, probabilmente, facilitando la preparazione di una risposta adattiva allo stato intenzionale di un'altra persona, (62).

 

Quindi è dimostrato che le sensazioni emotive che proviamo quando conosciamo una persona o quando la incrociamo hanno un significato determinante e ci consentono di elaborare rapidi meccanismi di allarme, ( che causano freezing, fight or flight, cioè immobilizzazione, lotta o fuga), e che fanno sempre riferimento ai riflessi primitivi della paura paralizzante e di Moro, o alla reazione di Strauss.

Quando qualcosa non evolve in modo corretto, non siamo in grado di dominare questi meccanismi che scattano troppo in anticipo o troppo in ritardo. La capacità modulatoria di questi sistemi è al centro dell'interesse e delle pratiche legate allo STI.M.A Training©.

DIFFICOLTA' NEL PERDONARE

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L'ossessività di un pensiero ridondante che non esce mai dalla testa è spesso motivo di un incapacità di superare gli eventi al pari dell'incapacità di accettare i cambiamenti. Per questo il fatto di poter attribuire ad una persona un comportamento imperdonabile, rende incapaci di rielaborare a livello corticale gli eventi che hanno generato un problema. Una fredda analisi dei fatti, magari maturata a distanza di tempo, ci consente di attribuire eventuali colpe in modo razionale ma anche di andare avanti nella vita senza fermarsi per eventi di scarsa importanza. Secondo Clark: "L'ipotesi cardine è che, prima che il perdono abbia luogo, i ricordi periodicamente suscitano paura derivante dall'amigdala, (63). Questa paura guida uno schema di rabbia e prontezza di combattimento o fuga. In circostanze appropriate la corteccia frontale interrompe il pattern e interrompe la risposta alla paura nell'amigdala. Il conseguente rilassamento della tensione muscolare segnala alla corteccia che il perdono si è verificato."

L'incapacità di generare questa forma di autoregolazione è spesso un segnale di scarsa maturazione corticale.

Lo STI.M.A Training© è in grado di potenziare le competenze senso-motorie in tutte le età e in tutte le condizioni che richiedano un recupero funzionale, consentendo anche di ottenere migliori performances  attentive, mnemoniche e cognitive, migliorando l'umore e riducendo il senso di ansia generalizzata che deriva dalle disfunzioni moto-sensoriali.

Dr. Enrico Antonucci Ferrara 

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50) Saglam M., Glasauer S., Lehnen N. Vestibular and cerebellar contribution to gaze optimality. Brain 2014: 137; 1080–1094.

 

51) Schilbach L (2015) Eye to eye, face to face and brain to brain: novel approaches to study the behavioral dynamics and neural mechanisms of social interactions. Curr Opin Behav Sci 3:130–135

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52) Haith M. , Bergman T. , Moore M.  Eye contact and face scanning in early infancy. Science 1977, 198:853-855.

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53) Frischen A, Bayliss AP, Tipper SP: Gaze cueing of attention: visual atten-tion: social cognition, and individual differences. Psychol Bull 2007, 133:694-724.

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54) Macrae CN, Hood BM, Milne AB, Rowe AC, Mason MF: Are you looking at me? Eye gaze and person perception. Psychol Sci 2002, 13(5):460-464.

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55) Gibson JJ, Pick AD: Perception of another person’s looking behavior. Am J Psychol 1963, 76:386-394.

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56) Senju A, Johnson MH: The eye contact effect: mechanisms and development. Trends Cogn Sci 2009, 13:127-134.

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57) Mason MF, Hood BM, Macrae CN: Look into my eyes: gaze direction and person memory. Memory 2004, 12:637-643.

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58) Adams RB Jr, Kleck RE: Effects of direct and averted gaze on the perception of facially communicated emotion. Emotion 2005, 5:3-11.

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59) Nurmsoo E, Einav S, Hood BM: Best friends: children use mutual gaze to identify friendships in others. Dev Sci 2012, 15(3):417-425.

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60) Strick M, Holland RW, van Knippenberg A: Seductive eyes: attractiveness and direct gaze increase desire for associated objects. Cognition 2008, 106:1487-1496.

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61) Cary MS: The role of gaze in the initiation of conversation. Soc Psychol 1978, 41:269.

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63) Clark A. Forgiveness: a neurological model. Med Hypotheses. 2005;65(4):649-54.

STIMA Training© ADULTI​

Non è una terapia ma è una forma di allenamento che consente di integrare i passaggi evolutivi mancati dalla prima infanzia fino all'adolescenza per creare le condizioni di una rinascita emotiva, di una rivalutazione delle proprie potenzialità e una nuova progettualità per migliorarsi e vivere sereni.

E' dedicato agli adulti dai 18 ai 58 anni. 

Si  apprendono una serie di giochi e di semplici esercizi prevalentemente attivi e se necessario passivi, mai faticosi,  che consentono di eseguire il percorso di recupero in un clima sereno e motivante.

E' possibile concordare interventi specifici su persone portatrici di malattie croniche o di sindromi genetiche, o di disturbi neurologici con il benestare e la sinergia dell'equipe medica che ne segue l'evoluzione.

Nello schema sottostante sono elencate le condizioni dell'adulto che possono beneficiare

della pratica dello STIMA Training© ADULTI​.

INFOGRAFICA-ADULTI.jpg
  • scarsa autostima
  • disorganizzazione
  • scarso autocontrollo
  • ridotta capacità mnemonica
      e attentiva
  • tendenza all'isolamento
  • paura del vuoto
  • scarso equilibrio
  • scarsa motivazione
  • instabilità posturale
  • scarsa capacità di orientamento
  • perdita frequente di oggetti o documenti
  • goffaggine motoria
  • paura di parlare in pubblico
  • difficoltà nella gestione delle emozioni

ALTRO

INFO STIMA Training© ADULTI

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Di norma il corso è individuale e richiede uno/due incontri preliminari valutativi della durata di  50 min. + 12 incontri di 50 min e tre successivi incontri di follow up a 3 , 6 e 12 mesi di distanza.

In alcuni casi, (solo per i più complessi), si richiederà di ripetere il ciclo.

Verra' richiesto di eseguire parte del training anche a casa, tutti i giorni, per circa quattro mesi.

Il carico di lavoro crescente non supera mai i 7-8 minuti di attività X due volte al giorno.

E' di importanza basilare per il risultato finale e per  il suo mantenimento. Il corso si pratica in sede. Solo nei casi più semplici sarà possibile seguirlo online.

In quest'ultimo caso è necessario mettersi in contatto scrivendo una mail. Al termine del corso e dopo i due incontri di follow up è possibile richiedere una relazione sul lavoro eseguito e sui risultati ottenuti, che avrà un costo aggiuntivo.

COMPORTAMENTI INAPPROPRIATI IN PUBBLICO

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Le persone dotate di una scarsa propriocezione, non hanno un senso innato di confini spaziali in relazione ad altre persone e oggetti. 
Si tratta di persone che cercano il contatto fisico sia con gli oggetti, (toccano tutto), che con le persone con cui si relazionano.

Possono avere comportamenti considerati socialmente inappropriati e sentono la necessità di avvicinarsi in modo eccessivo alle persone con cui parlano. Si sentono liberi di toccarle o di spingerle anche bonariamente per richiamare la loro attenzione, senza accorgersi che potrebbe essere un comportamento sgradito all'interlocutore. Si tratta di problematiche legate alla prossemica che spesso sconfinano in comportamenti non solo fisici ma dialogici socialmente inappropriati, (7, 8, 9). 
Per esempio, queste persone possono parlare ad alta voce e con chiunque o al telefonino di fatti privati o di informazioni riservate senza averne contezza.

Spesso, anche il volume della voce risulta elevato e pervasivo sulle voci degli altri. 
Anche "il farsi sentire" in modo eccessivo è un problema di disregolazione prossemica .

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